Rio de Janeiro – A meno di due mesi dall’inizio dei mondiali di calcio in Brasile, l’apprezzamento dei cittadini per l’evento sportivo alle porte è in crollo. Un dato statistico che è facilmente percepibile percorrendo le strade di Rio de Janeiro, dove non sono affatto visibili i colorati allestimenti con i quali i cittadini amano addobbare le strade e i punti più importanti dei quartieri. Appena il 52% degli intervistati nell’ambito di una ricerca voluta dal quotidiano Folha alcune settimane fa, appoggia la realizzazione dell’evento. Nel novembre del 2008 la percentuale arrivava al 79%. Schizza fino al 38% poi la quota di quelli che si dicono contrari all’evento, nel 2008 era appena il 10%. L’appoggio minore è registrato con 39% nel sud (Santa Catarina, Paraná, Rio Grande do Sul) e del 44% sudest del Paese (Espírito Santo, Minas Gerais, Rio de Janeiro, San Paolo).
Il crollo è fatto risalire anche al fatto che, conti alla mano, quell’indotto della Coppa che si riteneva potesse portare un ritorno di benessere per i cittadini, non si materializzerà. La diffusa percezione di spreco e corruzione sui costi impressionanti delle opere e l’aumento di prezzi e tariffe che si ripercuotono sui cittadini, fanno il resto. Dato positivo è invece che per lo meno il 63% degli intervistati si dice contro a eventuali proteste durante la manifestazione sportiva, il 32% è a favore. Che questa coppa del mondo la si voglia festeggiare poco, è evidente a Rio, nelle parole dei residenti e nei loro comportamento. Dal centro alla periferia, è praticamente impossibile trovare qualche riferimento che lasci anche solo intuire che tra circa un mese e mezzo inizieranno i mondiali. Niente di allestito, nessuna ‘fantasia’ per le strade, nessun palazzo, strada o quartiere è stata ancora dipinto con i colori del Brasile, come è di consuetudine fino al 2010 in tempi di mondiale. Neanche nei dintorni dello stadio Maracanà, il tempio del calcio carioca. Quartieri centrali per il tifo come Vila Isabel e il centro non hanno nessun colore.
E’ evidente, anche sentendo le discussioni dei cittadini che le persone non hanno alcuna voglia di festeggiare, almeno per il momento. E lo sciopero del tifo è una delle possibilità che più spaventa le autorità. Lo spostamento di enormi somme di denaro dai capitoli più ‘utili’ per il benessere dei cittadini, a quelli relativi alle opere pubbliche per i mondiali, ha fatto esplodere la rabbia più volte nel corso degli ultimi due anni. Ancora oggi il Paese è un focolaio di proteste, in particolare la città di Rio de Janeiro insieme alle altre principali città del Paese è in continua rivolta. Con l’attenzione dei media internazionali ancora lontana, difficilmente passano le immagini delle manifestazioni di protesta quasi quotidiane, sia da parte dei cittadini, vittime dei cantieri e del relativo traffico stradale, che dei lavoratori, a turno in protesta per chiedere salari più alti, proporzionali al costo della vita che a Rio in particolare negli ultimi anni è cresciuto in maniera sproporzionata.
E poi la speculazione immobiliare, commerciale, ma non solo. Su ogni cantiere si allunga l’ombra della corruzione politica, un incrocio tra capitali pubblici, imprese private impegnate nei lavori e finanziamento per le campagne elettorali che si terranno a novembre, dal governo centrale al municipio. Una commistione emersa in numerose indagini e che soffia anche sul fuoco dell’antipolitica. Il risultato è che, nonostante la nota passione per il calcio e per la nazionale, a meno di due mesi dalla coppa l’euforia non ha ancora investito la città. Impossibile prevedere in che clima si svolgeranno i mondiali. Di certo, sui muri dove si dovrebbero leggere scritte con Brasil 2014, si legge soltanto “Nao vai ter copa”, non ci sarà mondiale, frase che si sente urlare spesso in città, di solito insieme a invettive contro i politici, uniti, nonostante la differenza di orientamento tra governo centrale e stato di Rio, nel ricevere critiche. Molto difficile al momento prevedere se alla fine a ridosso dell’inizio dei giochi, i brasiliani decideranno di buttarsi tutto alle spalle e spingere la nazionale il più avanti possibile nel torneo con l’allegria di cui sono capaci. Potrebbe succedere. Ma potrebbe succedere anche che le polemiche non si arresino e che la situazione peggiori e che possa tornare la violenza per le strade. E il rischio flop potrebbe travolgere molti politici che a prescindere da tutto hanno puntato sulla coppa.